Unità Malattie Cerebrovascolari

Unità Malattie Cerebrovascolari

Unità Malattie Cerebrovascolari

L’Unità funzionale Malattie Cerebrovascolari è  dedicata interamente ai pazienti con disturbi cerebrovascolari.
L’unità è predisposta per accogliere pazienti con patologia cerebrovascolare, in particolare pazienti in fase acuta o subacuta provenienti dal pronto soccorso dell’ospedale o pazienti che necessitano di una accurata valutazione di tutte le possibili cause di un evento cerebrovascolare (ad esempio, ricerca dei fattori di rischio in un giovane paziente con ictus).
Per i pazienti con ictus in fase acuta è attiva una Stroke Unit, modulo clinico di terapia semintensiva dotato di letti monitorizzati per la valutazione 24 ore su 24 dei parametri vitali, dell’attività elettrocardiografica ed elettroencefalografica.
In seguito a un evento acuto, nei casi che lo richiedano, è possibile attuare già nei primi giorni dopo l’esordio un precoce programma di riabilitazione intensiva sia motorio che cognitivo in collaborazione con il servizio di fisioterapia e di neuropsicologia, trasferendo il paziente al reparto di riabilitazione neurologica.
Il percorso clinico gestionale offerto dall’unità, associato a una stretta interazione delle diverse competenze cliniche presente nell’Istituto (neurologo, neurochirurgo, neuroradiologo, chirurgo vascolare, cardiologo ecc.), offre al paziente la cura della patologia cerebrovascolare secondo le più moderne linee guida.
L’attività clinica è, inoltre, supportata dall’attività ambulatoriale sia convenzionata con il SSN che in libera professione (attività intramoenia). Sono attivi ambulatori neurologici generici e ambulatori specifici per patologia cerebrovascolare.

Ictus cerebrale

L’infarto cerebrale e l’emorragia cerebrale (denominati ictus cerebrale o stroke) sono provocati da un danno al tessuto cerebrale rispettivamente di natura ischemica (improvvisa interruzione di flusso sanguigno in una arteria per la presenza di un trombo o di un embolo) o emorragica (versamento di sangue per la rottura di un vaso). Entrambi sono un’emergenza medica grave e vanno curati in ambiente ospedalero. Nei paesi occidentali l’ictus è la terza causa di morte e la principale causa di disabilità nella popolazione.
Il paziente colpito da ictus può presentare paralisi o diminuzione di forza di un lato del corpo, intontimento o acuto mal di testa, visione offuscata, disturbi nel mantenere l’equilibrio e vertigini, difficoltà nella comprensione e nel linguaggio.
Di solito questi sintomi insorgono in modo improvviso.
Di fronte a tale sintomatologia, è raccomandabile recarsi al più presto presso il Pronto Soccorso.
L’ictus ischemico colpisce preferibilmente persone di età superiore ai 65 anni, di sesso maschile. Il rischio è maggiore nelle persone che sono già state colpite da un precedente ictus o TIA (attacco ischemico transitorio) cui sintomi sono simili a quelli di un ictus, ma si risolvono nell’arco di 24 ore).
Altri fattori di rischio sono l’ipertensione arteriosa, anomalie del ritmo cardiaco, in particolare la fibrillazione atriale, elevati livelli di glicemia e di colesterolemia, il fumo di sigaretta, l’obesità. Questi ultimi sono tutti fattori di rischio modificabili; il loro controllo associato a un regolare esercizio fisico è fondamentale per la prevenzione dell’ictus.
Nel caso l’ictus si fosse già manifestato e al fine di prevenire un ulteriore evento, sarà importante associare una appropriata terapia (di solito con farmaci che riducono l’aggregabilità delle piastrine e quindi la formazione di trombo-emboli o nel caso di ictus di natura emorragica, con farmaci antipertensivi).
Circa un terzo dei pazienti colpiti da ictus recupera pressoché completamente i deficit neurologici: in questo senso è fondamentale il ruolo svolto da una precoce fisiokinesiterapia.

Domande Frequenti (FAQ)

Quali sono le cause dell’ictus?
L’ictus avviene quando, a causa di una interruzione di flusso sanguigno (ictus ischemico) o della rottura di un vaso sanguigno (ictus emorragico), viene meno l’apporto di sangue e, quindi, di ossigeno al tessuto cerebrale.
L’ictus ischemico rappresenta circa il 75% degli ictus e può essere così suddiviso:
* 25% trombosi di un arteria cerebrale;
* 5-14% embolia di origine sistemica (es. cardiaca) per cui un coagulo di sangue viene trasportato attraverso il flusso sanguigno fino a un vaso cerebrale che viene occluso;
* 15% infarti lacunari che coinvolgono le piccole arterie profonde che si occludono per trombosi o emboli;
* 25% cause non determinate.
L’emorragia cerebrale rappresenta circa il 15 % degli ictus e può conseguire alla rottura di un vaso cerebrale, in seguito a ipertensione arteriosa, sanguinamento in corso di terapia anticoagulante, patologie della coagulazione, degenerazione della parete arteriosa, difetti congeniti delle arterie o delle vene.
L’emorragia subaracnoidea rappresenta circa il 7% degli ictus ed è il risultato della rottura di un vaso nello spazio tra il cervello e la scatola cranica solitamente come conseguenza della rottura di un aneurisma congenito, dell’abuso di sostanze stupefacenti, di patologie infiammatorie o infettive delle arterie cerebrali.

Quali sono i fattori di rischio dell’ictus ?
I fattori di rischio rappresentano condizioni o comportamenti che rendono il soggetto statisticamente più a rischio rispetto alla popolazione generale di sviluppare una determinata patologia. Essi non sono necessariamente la causa della malattia.
Ipertensione arteriosa: l’ipertensione arteriosa è il principale fattore di rischio per l’ictus poiché danneggia i vasi sanguigni. Un adeguato controllo della pressione arteriosa può ridurre il rischio di ictus fino al 40%.
Fumo di sigaretta : il fumo induce l’aterosclerosi e aumenta la pressione arteriosa.
Cardiopatia: l’infarto acuto del miocardio predispone all’ictus, particolarmente nei primi giorni o settimane che seguono l’evento. Il presunto meccanismo è quello dell’embolia cerebrale a partenza da un trombo murale intracardiaco.
Fibrillazione atriale: associata a un incidenza maggiore di eventi cerebrovascolari.
Diabete mellito: aumentata suscettiblità all’aterosclerosi con un aumento da 1.8 a 3 volte del rischio di ictus ischemico.
Inoltre, sono ulteriori fattori di rischio: l’obesità, la stenosi carotidea, la familiarità per ictus.

Quali sono le conseguenze dell’ictus?
Mentre alcuni pazienti presentano un recupero completo delle loro funzioni, altri pazienti possono presentare delle disabilità sia motorie che mentali, le quali possono interferire con lo svolgimento delle attività quotidiane (alimentarsi, parlare, muoversi).
Solitamente il massimo del recupero avviene nell’arco di sei mesi. Possibili complicanze possono essere: sublussazione della spalla, trombosi venosa profonda dovuta all’immobilità causata dal deficit neurologico, depressione. Il supporto dei familiari è determinante e può notevolmente influenzare il recupero del paziente che necessita di essere rassicurato e incoraggiato nell’adattamento alla sua nuova condizione.
Altrettanto fondamentale, quando le condizioni lo consentano, è l’inizio precoce di un programma di fisioterapia che potrà essere proseguito presso strutture specializzate una volta terminato l’iter diagnostico nella fase acuta dell’ictus.

 

Fonte - Ospedale San Raffaele (www.hsr.it)

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